Vi ho già detto che nei giorni scorsi un cervello in Congedo assiso in consiglio regionale se n’è uscito con la grande nefandezza di un altro porto turistico idruntino nuovo di zecca. Ci mancava giusto questo ennesimo intervento dell’uomo per il completamento del secondo sacco di Otranto dopo quello del 1480 per mano dei turchi.
La Grande Opera dello sbancamento di un po’ di chilometri di scogliera inizierà così, con qualche chilo di dinamite, giusto qualche migliaio di camionate di cemento per la creazione di una bella piattaforma grande quanto un paio di stadi di calcio, l’asfalto di una strada a quattro corsie in grado di collegare il morto turistico alla nascente S.S. 275, rotonde qua e là quanto bastano, un po’ di villette a schiera da vendere a peso d’oro (che non guasta mai), un bel centrone commerciale stile Pantacom (benedetto ormai dal Patto del lazzarone PD-PDL-PRC), qualche frasetta sulla “scarsa significatività” della flora e della fauna interessata (con tanto di firma del professorone universitario di turno prezzolato a suon di mazzette e visibilità), paginate intere del “Quotidiano di Lecce” inneggianti al nuovo investimento, l’irrisione alle paranoie di quei quattro ambientalisti fissati e sfigati: ed ecco bell’e pronto un faraonico mega-porco turistico in grado di fungere da “volano per lo sviluppo” e di creare “ricadute occupazionali” a bizzeffe. Non è fantastico?
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E poi, per finire, perché non innaffiare il tutto stappando una bella bottiglia di petrolio adriatico? Massì, visto che trivelleranno pozzi petroliferi in Croazia, Montenegro ed Albania, sarebbe d’uopo impiantare anche un paio di piattaforme a chilometri zero nelle acque territoriali di nostra pertinenza (sicché anche noi avremo così tanto petrolio che riusciremo a soddisfare le esigenze nazionali per ben due mesi). Tanto c’è lo “Sblocca Italia” a dar manforte al tutto, in barba ad ogni eventuale parere contrario e soprattutto grazie al silenzio-assenso da parte delle povere Sovrintendenze ai beni architettonici e culturali, deputate, appunto, al silenzio.
In effetti ad Otranto mancavano giusto le grandi navi per l’inchino (vuoi mettere la soddisfazione?), ed un nuovo panorama: in quattro e quattro otto si passerà dai monti dell’Albania alle montagne russe, costituite da tralicci, piloni, trivelle, sonde, e tante belle Costa Concordia.
Antonio Mellone
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