Mannaggia a me e a quando mi metto a discutere (addirittura in spiaggia!) con chi pensa che lo “sviluppo” del Salento sia fatto di turismo (per antonomasia quello invadente, sudato, inebetito) e dunque di orde di lanzichenecchi pronti ad invadere la quiete della nostra terra, che in alcuni periodi dell’anno sembra trasformarsi nella striscia di Gaza. Il tizio continuava a dirmi che fosse per me ed i miei amici “ambientalisti” (cosa cavolo significherà mai questo lemma, lo ignoro) non si farebbe nulla, tanto che noi tutti oggi staremmo ancora viaggiando con gli asini, i muli ed altri quadrupedi da soma. Avrei voluto rispondergli che quelli come lui hanno fatto invece alla nostra terra tutte le mega-porcate che hanno voluto, in quanto quelli come me, minoranza endemica, non hanno mai avuto voce in capitolo.
Poi, ovviamente, quando uno inizia a parlarti in questi termini - cioè di ciucci, birocci, traini, ed altre amenità del genere - l’unica cosa saggia da fare è issare bandiera bianca, e lasciar cadere immediatamente ogni tentativo di esposizione logica di qualsivoglia argomentazione. Non vale la pena di perdere il fiato, e poi se ti metti a litigare con un idiota il terzo che osserva la scena potrebbe non capire la differenza.
Se al posto di codesto logorroico interlocutore, che si crede addirittura un economista (ma come faccio a spiegargli che un laureato in Economia non è necessariamente un economista, così come un laureato in Filosofia non è sempre un filosofo - infatti, per dire, se Buttiglione fosse un filosofo, io avrei serie difficoltà nel capire cosa facesse Aristotele), dicevo, se al posto di questo soggetto avessi beccato un altro appena un po’ più ricettivo avrei potuto dirgli che purtroppo il nostro Salento è ormai tutto una strada, solcato com’è da viadotti e circonvallazioni di tutti i tipi e per tutti i gusti.
Ma noi mica ci accontentiamo del primato (mondiale!) di chilometri stradali per chilometro quadrato (nel Salento questo rapporto è di 1:1). Nossignore, noi vogliamo ancora di più. Alcuni esempi? La “Regionale 8” fino a San Foca (così già che ci siamo anche il gas del TAP potrà viaggiare più comodamente), la “275 Maglie-Santa Maria di Leuca” (l’hanno chiamata strada-parco per mitigarne l’impatto: questi ci derubano anche del vocabolario), la “Maglie-Otranto” (cosa vuoi che siano 8000 ulivi divelti, al confronto delle decine di migliaia che verranno sradicati per la Xylella Fastidiosa, altra panzana-colpo-di-grazia alla nostra terra già martoriata; dell’“attivismo” a sua insaputa da parte del sindaco Montagna parleremo in altre circostanze, ndr), la “Otranto-Gallipoli” (ennesimo mostro di asfalto e cemento che ci costerà quanto un rene), la “Casalabate-Porto Cesario” (per collegare le due coste del Salento, una specie di segnalatore visivo del prepuzio salentino: anche nel senso della natura mentulomorfa del pensiero dei nostri politici locali). Per non parlare delle circonvallazioni (perfino interne, come certi assorbenti), delle strade infinite di raccordo e servizio dei mille comparti edilizi, delle asfaltature delle residue strade bianche di campagna, dei viali o vialoni privati da coprire con un bel massetto. Stiamo insomma predisponendo un bel lacrimatoio necessario per raccogliere i lucciconi di coccodrillo che abbondanti produrremo subito dopo qualche goccia di pioggia che inesorabilmente trasformerà i nostri paesi in un unica alluvione.
Avrei continuato (sempre discettando di “turismo”) col dire che per esempio in Inghilterra non allargano le loro strade, le tengono strette, e che nelle Highlands scozzesi si deve fare un percorso a passo lento per apprezzare la bellezza dei luoghi. Che comunque le strade strette sono più sicure di quelle a scorrimento veloce (infatti lo capirebbero anche alla scuola materna che gli incidenti sono dovuti alla velocità e non alle strade strette).
Avrei infine aggiunto che forse chi viene a visitare il Salento avrebbe voglia di trovare una terra selvaggia, di ammirare il fico d’india, la chiesa rupestre, la taranta sui cozzi e anche gli scurzuni (non i serpenti d’asfalto), che vorrebbe trovare cioè quello che tipizza il Salento, e soprattutto ciò che rende il Salento diverso, chessò io, dal Veneto o dall’Emilia Romagna. Se un turista volesse trovare il resort con le piscine o il parco acquatico o il mega-villaggio o il centro commerciale, o se desiderasse percorrere una mega-strada a quattro o più corsie potrebbe benissimo risparmiarsi il lungo viaggio fino a Lecce per dirigersi verso altre regioni dove questa roba c’è già in abbondanza, e dove non sanno più cosa inventarsi per “attrarre il turismo”. Queste regioni ormai hanno perso e per sempre il loro territorio, sicché l’unica cosa che rimane da fare a quei poveretti è creare la giostra continua del divertimentificio senza fine, insomma un Samsara beach anzi bitch 24 ore su 24.
Temo che noi salentini siamo sulla buona strada: nel senso di averne purtroppo imboccata una a senso unico.
P.S. Buone vacanze, cari lettori, con l’augurio che le nostre spiagge non vengano affollate da fiumane di coglioni.
Antonio Mellone