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Baciamo le mani (parte prima di due)
Di Antonio Mellone (del 17/01/2014 @ 07:24:05, in NohaBlog, linkato 3006 volte)

Non è che non me ne vada bene una: è che certe enormità non possono essere prese sotto gamba, o passare inosservate (almeno per un osservatore nohano che abbia i riflessi un po’ meno allentati di quelli di un bradipo).

Negli ultimi tempi a Noha s’è assistito ad un viavai di eventi religiosi di grande risonanza. E i primi “fedeli” a sentirne il richiamo sono stati – c’era da scommetterci – alcuni dei nostri politici, pronti a presenziare ed a sfilare impettiti, ed ove possibile con tanto di fascia tricolore (no, non è il nostro sindaco: questi si fa vedere solo accidentalmente, ed in campagna elettorale) immediatamente alle spalle delle teche contenenti le insigne reliquie dei santi di volta in volta ospitati e portati in processione (tanto che a volte si ha il dubbio su chi sia effettivamente la reliquia, ndr).

Ma il fatto da rilevare non è tanto il presenzialismo dei nostri cosiddetti amministratori. Anzi, in mancanza d’altro ci accontentiamo, come dire, anche delle loro apparizioni ad ogni dimissione di papa, o in subordine ad ogni transizione da Noha di sacre spoglie. Però almeno in quelle rare volte ci facciano la grazia (i politici, non i santi!) di non fare la figura dei pivelli che non hanno contezza nemmeno delle più elementari norme del galateo per aspiranti uomini (o donne) di Stato.

Mi riferisco a quelle immagini che, diciamo così, restano impresse per la loro potenza simbolica - ma che non sono il massimo dal punto di vista del bon ton istituzionale - come i baciamano a vescovi o padri conventuali o altri prelati in visita pastorale.

Sì, ci è toccato di assistere al deprimente spettacolo (anzi pacchianate vere e proprie) da parte di codesti principianti prostrati al bacio del venerabile anello al presule di turno. Sceneggiate che, a dirla tutta, sembrano più rappresentazioni degne di alcuni riti della sacra corona (che non è quella del rosario) che non atti di devozione sincera. Ma questa è un’altra storia.

Ora, che un fedele si chini o s’inginocchi a baciare più o meno fervidamente la mano al suo vescovo od al suo arciprete o a chiunque gli capiti a tiro, anche fuori dai cerimoniali dove questo sia previsto, ci sta pure. Ci mancherebbe altro: ognuno è libero di baciare le mani, i piedi ed i pavimenti di chi vuole, di cantare in coro Osanna, Exultet, e Te Deum a volontà in onore del proprio beniamino, anche al di là della liturgia e delle funzioni religiose. Ma che a dar segni di sudditanza (stavo per dire squilibrio, il che è uguale) siano i rappresentanti delle istituzioni, che per definizione dovrebbero rappresentare tutto il popolo e non solo una sua fetta, non è mica cosa buona e giusta nostro dovere e fonte di salvezza.

[continua]
Antonio Mellone