\\ Home Page : Articolo : Stampa
Noha-patia, un male auspicato
Di Marcello D'Acquarica (del 04/09/2013 @ 13:56:07, in NohaBlog, linkato 3492 volte)

Noha-patia un male auspicatoDa quando Antonio Mellone mi coinvolse in quell’avventura che risponde al nome de “L’Osservatore Nohano”, mi rendo sempre più conto che la mia presunta patologia d’amore per la mia terra è tutt’altro che un male raro. Infatti a Noha non mancano le persone che condividono questo sentimento. Quando lo racconto a Angela, mia moglie, lei esordisce dicendo che le perle migliori sono quelle nascoste alla luce del sole. Quelle che non si fanno vedere e non fanno rumore. Ma quando meno te lo aspetti arrivano le sorprese, a volte anche le belle. Mai più mi aspettavo che qualcuno, tantomeno non residente, ci dimostrasse la sua gratitudine con un dono straordinario. Insomma non capita tutti i giorni che uno, anzi in questo caso due, suonino al campanello della porta e si presentino sovraccarichi di buste e scatoloni trasportati da Milano a Noha, sacrificando il piccolo spazio del baule tolto ai vestiti o altre cose utili per le vacanze di un mese. Già da questo possiamo immaginare quanto amore abbiano dedicato Fabio e Laura a questo loro pensiero per il sottoscritto e per mia moglie Angela.

Dovete però sapere che questi due ragazzi, Fabio Solidoro e la solare moglie Laura Romanelli, “suonati persi irreversibilmente” per Noha (oltre che l’uno per l’altra), ogni anno, invece di assicurarsi una vacanza in una delle tante località pubblicizzate dalle agenzie viaggi, trascorrono le loro ferie proprio a Noha.

Ma questa sorpresa di Fabio e Laura proprio non ce l’aspettavamo. Un dono, anzi due, non solo inatteso ma straordinari e unici: vere opere d’arte. Non è facile descrivere con le parole ciò che rappresenta l’arte di Fabio.

La prima cosa che prendiamo in considerazione è un servizio di bicchieri colorati con incise le lettere “A e M”. Dopo un attimo di sorpresa, compresa la faccia sorniona di Antonio Mellone, ci rendiamo conto che il servizio di bicchieri non è per Antonio Mellone, appunto, come la sigla potrebbe far supporre di primo acchito, ma per me e per Angela: le lettere “A” ed “M” sono appunto le iniziali del mio nome e di quello della mia consorte. Fino qui, possiamo dire che il tutto è gratificante.

Così, dopo questa simpatica sorpresa, passiamo ad analizzare il secondo regalo. Qui la cosa supera ogni aspettativa. Ciò che appare alla nostra vista, dopo una elegante confezione multistrato, è una vera e propria opera d’arte: un vaso in cristallo stupendo, alto all’incirca 45 cm e del diametro di 25 cm. La straordinarietà non è nelle dimensioni o nell’oggetto in sé, ma nelle decorazioni incise che ci appaiono in tutto il loro splendore. Non si tratta solo di saper disegnare in prospettiva le architetture stupende della chiesa di San Michele, della Trozza, della Casa Rossa, delle Casette, dello stemma delle Tre Torri e del resto, ma di incidere e dorare il vetro su di una superficie tondeggiante: non è facile, non è da tutti. Certi lussi possono permetterseli solo gli artisti.

Sapevo che Fabio Solidoro, questo nohano incallito di rare qualità, avesse qualche “mania” artistica, difatti su uno dei primi numeri del nostro giornale on-line, avevamo addirittura pubblicato la mappa di una metropolitana tutta nohana, disegnata e progettata da lui manco fosse un ingegnere specializzato in trasporti. Ma non immaginavo tanta bravura. Ci sarebbe da chiedergli ora di disegnare anche un circuito di piste ciclopedonali per questo straordinario paese pianeggiante che rimpiango per undici mesi all’anno.

Purtroppo dove trascorro la maggior parte dell’anno, cioè Rivoli (To), le strade sono in salita e impegnano non poco fiato e muscoli, che, ahimé, si fanno sempre più corti.

Fabio vive a Milano da sempre, eppure se provate a chiedergli dove è nato, non riesce mai a risponderti di getto. Subito appare dubbioso, come se non ne avesse più memoria, ma poi appena inizia a parlare ti rendi conto della sua faticosa rassegnazione nel dover dichiarare la sua vera nascita, che non è tanto il giorno in cui è venuto al mondo, quanto la data del suo concepimento avvenuto esattamente nove mesi prima nel paese che lui adora di più al mondo e che corrisponde al bellissimo nome di Noha.

Che cos’è questo anomalo sentimento per le proprie origini in un mondo dove contano solo utili e titoli, quello che uno sente pur non essendovi nato e nemmeno vi risiede?  Se questo non è amore, ditemelo voi, che cos’è? Naturalmente, essendo io stesso portatore sano della Noha-patia, il mio parere non fa testo. Una malattia come questa è auspicabile che si trasformi in epidemia al più presto, prima che sia soffocata dalla forza dirompente di quell’altra vera e propria mania di indifferenza alle cose semplici, al sorgere del sole e al suo ripetuto accavallarsi sulla notte, ai prati di quadrifogli, ai campi distesi di ulivi e muretti a secco, al profumo dei gelsomini, agli aloni colorati degli arcobaleni, al cadenzarsi delle fette di lune, all’odore della pioggia o dell’erba tagliata.

Poesia? Nient’affatto, questa è pura ragione, niente a che vedere con il dimenarsi degli ultimi colpi di coda di questa unta e logorante mania del bruciare tutto, in tutti i sensi, compresa la vita.

Grazie Fabio, grazie Laura, siete stati e siete per noi una miracolosa e inaspettata terapia.

Marcello D’Acquarica

 

Noha-patia un male auspicato Noha-patia un male auspicato
Noha-patia un male auspicato Noha-patia un male auspicato
Noha-patia un male auspicato Noha-patia un male auspicato
Noha-patia un male auspicato Noha-patia un male auspicato
Noha-patia un male auspicato Noha-patia un male auspicato