Alla fiera di Collemeto per due soldi, in nome dello sviluppo, venti ettari di campagna si devastò.
E venne l’opposizione, che per le “ricadute” e per il “volano”, per il centro commerciale stupidamente lottò.
Alla fiera di Collemeto per un piatto di lenticchie un gran terreno agricolo senza pensarci due volte si cementificò.
E venne Montagna che partorì un topolino, e che nonostante le pantomime il mega-porco accordò.
Alla fiera di Collemeto per le firme di quattro gatti e gli interessi degli speculatori, un pezzo di natura per due soldi si regalò.
E venne Perrone che senza garanzie, senza capitali, con la Pantacom il gran terreno di Collemeto chissà come al mercato comprò.
Alla fiera di Collemeto la maggioranza comunale, senza sentire la popolazione, di domenica pomeriggio, nel sonno generale, la convenzione firmò.
E vennero a spiegarci che non si poteva dir di no, e che il “progetto” era buono, ed in questo modo, nel verde residuo il cemento naufragò.
Alla fiera di Collemeto anche il compagno di lotta, in nome di due finti posti di lavoro, in quattro e quattro otto, in compagno di merende si trasformò.
E venne l’economista per caso, uno come tanti, un follemetese che credeva a tutto, che la campagna non rende, e che dalla ragione si congedò.
In contrada Cascioni, vicino Collemento, in molti finalmente capirono la scemenza, ma troppo tardi, ed alla fine della fiera nessuno lavorò.
Antonio Mellone