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La cultura è una priorità per il nostro sito. I libri sono il fondamento della cultura. Nell'articolo che segue, a firma di Antonio Mellone, pubblicato su <il Galatino> n. 19, anno XXXIX, del 10/11/2006, viene recensito il recente libro di Mons. Paolo Ricciardi: <Santi nostri e feste>, edizioni Editrice Salentina, Galatina, 2006
“Santi nostri e feste”
Conosciamo don Paolo Ricciardi (forse egli non si ricorda più di noi) da una trentina d’anni. Eravamo poco più che imberbi ragazzini e don Paolo, idruntino, forse sin da allora Monsignore, Canonico del Capitolo della Cattedrale di Otranto, veniva sovente a Noha (in quell’epoca di pertinenza della diocesi di Nardò), su invito di don Donato Mellone, parroco pro-tempore, a predicare in occasione di circostanze particolari, come potevano essere le novene, i tridui, le quaresime, le feste e le altre solennità di Santa Romana Chiesa. Noi vestivamo in quelle occasioni insigni la cotta bianca e la veste rossa dei chierichetti e, curiosi come eravamo, o prima o dopo la Messa, chiedevamo a quel simpatico sacerdote-predicatore notizie, informazioni ed altre curiosità sulla celebrazione o sul Santo del quale ricorreva la festa. Don Paolo si soffermava volentieri e con semplicità a conferire con noi spiegandoci il senso di quelle cerimonie e raccontandoci a volte anche qualche aneddoto… Ci troviamo ora per le mani, quale gradito dono, ricevuto per corrispondenza dallo stesso autore mons. Ricciardi, un voluminoso libro dal titolo: “Santi nostri e feste”, e con sottotitolo “Vicende di Chiese e conventi nell’Arcidiocesi di Otranto”.
Il tomo, dalla bella veste tipografica, edito a Galatina dalla Editrice Salentina, è fresco di stampa (agosto 2006) e come tutti i libri nuovi (ma anche vecchi) profuma. Profumano quelle 557 pagine di ricerche sulla pietà popolare di Terra d’Otranto; ma a latere di quelle omelie o panegirici profondi, e di quei racconti, ti par di sentire la fragranza, il profumo di un Natale o di una Pasqua o di una delle feste patronali che nel nostro Salento brillano di ininterrotte luminarie: quasi ti par di rivedere quelle gallerie barocche di luce, passerelle festose di processioni di Madonne e Santi miracolosi. Il manuale-enciclopedia è strutturato in quattro parti: nella prima, fondamentali sono le spiegazioni dell’anno liturgico, dei giorni del calendario cattolico, del concetto di Santità e Martirio e delle processioni; nella seconda parte, in ordine alfabetico si tratta delle feste dei Santi; nella parte terza si analizzano le feste mariane; nella quarta sezione si esaminano da ultimo le feste del Signore. Preziose sono le appendici, frutto di minuziose e faticose indagini, che in tre prospetti schematici e ben fatti rilevano le chiese ed i conventi dell’arcidiocesi di Otranto. Facilitano molto la consultazione dell’opera, posti in appendice, gli indici dei luoghi, dei nomi, delle chiese e dei conventi, e soprattutto quello delle celebrazioni secondo il calendario civile. Insomma siamo di fronte ad un bel lavoro pronto per la consultazione dello studioso, del sacerdote, del cristiano, ma anche del laico o di chi è semplicemente curioso di fatti e di pensieri di ieri e di oggi.
A proposito di questi fatti, nel libro vengono raccontati, tra l’altro, episodi di miracoli avvenuti nel nostro Salento, alcuni registrati da altre pubblicazioni, altri rinvenuti di prima mano negli archivi parrocchiali, che da sempre sono preziosi scrigni di notizie, di dati e a volte di sorprese. Non mancano nel volume del Ricciardi numerose altre informazioni: sicché si trovano inni e canti al Santo di turno, riportati in latino ed in italiano, responsori, salmi e altre preghiere, ma anche descrizioni particolareggiate di chiese e santuari, documenti, narrazioni di eventi storici, citazioni di epigrafi, discorsi commemorativi, lettere, atti pubblici, e via di seguito. Aggiungiamo qui, per inciso, che il nostro campanilismo ci ha portato a ricercare nel suddetto testo dati e notizie su Noha, citata in più di una pagina. Tuttavia non ci è parso di scorgere il racconto di un accadimento straordinario: quello di un miracolo compiuto da San Michele Arcangelo in data 20 marzo 1740, allorché il patrono di Noha, dopo che il di lui simulacro in cartapesta ebbe “da se stesso tirato il velo che lo copriva”, sedò un tremendo uragano, minaccia reale a cose e persone [questo episodio si rileva in un manoscritto straordinario di un prelato del tempo, tale don Felice de Magistris, che trovasi allegato a pagina 36 del registro dei battezzati, nella sezione del mese di marzo di quell’anno, scoperto qualche decennio fa dal nostro concittadino P. Francesco D’Acquarica. L’evento di Noha non avrebbe sfigurato in questo studio, anche se sappiamo bene che per forza di cose quando si scrive una cernita bisogna pur fare. Per quanto ovvio, codesti marginali “omissis” nulla tolgono alla preziosità della monumentale ricerca e al merito dell’autore, verso il quale nutriamo gratitudine: per i discorsi di allora, e per il libro di oggi che ci ha fatto ritornare alla mente il tempo che fu. È come se quei dialoghi, o quelle spiegazioni o insegnamenti che trenta anni fa potevano essere diretti verso più o meno distratti o immaturi ragazzini (a volte intenti a giocare nascosti dietro l’altare se non proprio a schiacciare un pisolino nel corso della “predica”) oggi vengano rivolti, in maniera scientifica e sistematica, a chi finalmente crede che non si possa né sfuggire, né dormire di fronte alla voglia di imparare.
Antonio Mellone
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