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Mega-parco: domande da porci
Di Antonio Mellone (del 02/01/2013 @ 21:22:51, in Cronaca, linkato 3867 volte)

Mai come in questo periodo, e a proposito di mega-parco, chi per indole e formazione è portato alla ricerca, non può non trovarsi di fronte ad alcune istanze e ad alcuni dubbi angosciosi che fanno spontaneamente sorgere altrettanti interrogativi.
Dando un’occhiata appena più attenta ad un semplice, banale, e pubblico prospetto Cerved (che è il documento base per analizzare le caratteristiche di un'impresa e che è l’abc essenziale, il minimo sindacale, diciamo, per valutare rapidamente l’affidabilità di un’azienda, conoscere la sua struttura e capire chi sono gli amministratori, i soci, e via di seguito) a proposito della Pantacom Srl - la società che sta pressando per il famoso “Protocollo d’intesa” con il nostro Comune (per la cementificazione del comparto D7 chiamata “riqualificazione” n.d.r.) - ci sono sorte spontanee alcune perplessità, che non possono che tradursi in alcune istanze o domande (che, per definizione non sono mai indiscrete, o stupide: al massimo lo sono le risposte).
Orbene, questa benedetta Pantacom srl, salvo errori od omissioni, sembra essere una SRL, società a responsabilità limitata, costituita nel 2001, con un capitale sociale interamente versato pari ad euro 35.000, avente quale oggetto “la progettazione, la costruzione, l’acquisto, la vendita, la gestione e la locazione attiva e passiva di centri commerciali […]”). E fin qui nulla quaestio.
Dando tuttavia un’occhiata più approfondita balza subito anche all’occhio addormentato il fatto che questa società sia “Inattiva”. Come mai? Dimenticanza? Si è in attesa di particolari autorizzazioni per la “dichiarazione di inizio di attività”? Strano. Osservando la frenesia con la quale si muove l’amministratore l’azienda “appare” attiva, attivissima. Come mai non lo è anche “di diritto”?
Ma questo è il minimo. Un'altra fonte di dubbio sta nel fatturato: sempre salvo errori, questo fatturato negli ultimi tre esercizi risulta essere pari a zero. Ed anche questo ci può stare. Un’azienda può anche esistere sulla carta, può pure essere inattiva, e può anche per tre anni consecutivi non aver venduto  neppure uno spillo (ce ne faremmo una ragione). Ma a dirla tutta, non dovrebbe averne nemmeno comprati (di spilli) se nell’attivo dello stato patrimoniale, per tre anni consecutivi, almeno fino al bilancio del 31/12/2011 (di quello del 2012 non si sa ancora nulla, e non ci risulta, salvo errori, essere stato depositato presso gli uffici comunali) lo zero assoluto la fa da padrone sia tra le rimanenze, sia tra le immobilizzazioni materiali e,  giacché ci siamo, anche tra le attività finanziarie. Zero spaccato. Nulla di nulla. Di terreni (ma nemmeno di spilli) nello stato patrimoniale della Pantacom, almeno fino a fine 2011 nemmeno l’ombra. E qui l’n-esima domanda sorge in automatico: i nostri amministratori, i tecnici del Comune, e tutti i paladini di Francia, si sono posti il problema su chi sia il loro interlocutore, nella fattispecie la Pantacom? Qual è la sua consistenza? E quale il suo peso specifico? Che garanzie potrebbe darci una società che si presenta in questo stato? Si son fatti rilasciare una fideiussione bancaria o assicurativa? O almeno uno straccio di bilancio prima di aprir bocca? Hanno richiesto una visura alla Camera di Commercio per avere qualche dato in più sulla Pantacom srl?  O è sufficiente che una società qualsiasi, pur “inattiva”, presenti “istanze urgenti” perché si convochi in tutta fretta un consiglio comunale straordinario e ad hoc?
Ma continuiamo nella disamina dei dati di questo prospetto Cerved (che evidenzia, tra l’altro, anche alcuni dati di bilancio). E veniamo al patrimonio netto, anzi per la precisione al capitale sociale della SRL. E qui, sempre con riferimento agli ultimi aggiornamenti disponibili, e cioè al bilancio chiuso al 31/12/2011, risulta lampante il fatto che il capitale netto della limitata risulta essere pari a 3000. Sì, avete letto bene: 3000 euro. Come mai? Risposta: il capitale sociale di 35.000 euro si è ridotto per perdite a soli 3.000 euro. Siamo al di sotto del minimo legale stabilito per legge in 10.000 euro.
Dunque, ricapitolando - come dice la Gabanelli di Report - siamo di fronte ad una società a responsabilità limitata il cui capitale sociale è al di sotto del limite di legge. E a quanto appare l’amministratore non ha “senza indugio” convocato l’assemblea per riportarlo a livello prescritto, né invero, in caso contrario come previsto dalle norme, ha provveduto a mettere in liquidazione la società, né gli è saltato in mente di trasformarla in società di persone.
Dunque la società risulterebbe “inattiva”. Ma se anche fosse stata “attiva” vista la situazione del suo patrimonio netto, visto che nessuno dei soci ha per ora messo mano al portafogli per reintegrare il capitale, si sarebbe dovuta trasformare e “senza indugio” da “società di capitali” in “società di persone”, o quanto meno sciogliersi. La nostra Pantacom srl sembra essere una società liquida sì, ma forse nel senso dello scioglimento.
Ma c’è dell’altro. Che garanzie occupazionali una società così fragile dal punto di vista commerciale, patrimoniale e finanziario può darci? Come mai un’azienda come questa, pronta a combattere la disoccupazione dando lavoro a 300 persone, non ha nemmeno un dipendente (il “numero di dipendenti medi” - dato tratto sempre dal bilancio è, anche questo ahinoi, pari a zero)? Manco un ragioniere gli è stato consentito di assumere? Possiamo noi consolarci con i 300 nuovi posti di lavoro prossimi venturi?
Ed infine la compagine sociale: ebbene sì, anche questo ci racconta un prospetto Cerved. Chi sono i soci di questa Pantacom srl? Ma come, non lo sapete? E’ la famiglia di Paolo Perrone, il sindaco di Lecce (incluso il sindaco, s’intende). Non stiamo scoprendo l’acqua calda, questi sono dati pubblici, non il quarto segreto di Fatima. Ma questo dato era noto ai cittadini di Galatina?
Avrei altri dubbi e tante altre istanze da sottoporre a molti galatinesi, collemetesi e soprattutto ai miei rappresentanti politici che a stragrande maggioranza, in maniera bipartisan, sembrano propensi a dir di sì al mega-parco. Persone e personaggi che, a volte, vedendoti nei pressi del tavolino della raccolta delle firme contro il cemento, guardandoti come fossi un marziano, sembrano commiserarti, e dai loro sguardi sembrano volerti chiedere: ma cosa ci guadagni tu a cercare di cambiare le cose?
Talvolta mi chiedo, davvero, chi me lo faccia fare di continuare nelle mie lotte e di interrogarmi su queste e mille altre faccende; e tra le tante ottime ragioni c’è quella di non diventare come loro.

Antonio Mellone