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LA FEDE DI UNA MAMMA, Una testimonianza di Suor Orsolina D’Acquarica, Missionaria della Consolata in Amazzonia
Di Albino Campa (del 23/12/2012 @ 21:02:03, in Un'altra chiesa, linkato 3099 volte)

Arrivata da pochi mesi dal Portogallo, un ambiente molto cristiano e tradizionale, in Brasile, mi trovavo in missione, in un luogo dove la fede del popolo era ancora tanto debole. Era l’8 dicembre, la festa dell ´Immacolata Concezione, ed io ero alle prime armi con la Missione.
Non c’era alcun sacerdote, nè il Vescovo mi aveva incaricata di portare avanti la Parrocchia. Avevamo organizzato, insieme a dei laici, una cena per avere qualche soldino e poter pitturare la Chiesa parrocchiale dedicata a S. Giuseppe Operaio perché era molto brutta.
Verso le 16 del pomeriggio, mi trovavo in preghiera insieme alla mia Comunitá religiosa e sentì bussare alla porta. Era una mamma anziana che veniva a chiamarmi per andare a casa sua e pregare per la sua figlia ammalata. Io insistetti perché chiamasse un medico, ma lei mi rispose che l’aveva giá portata da vari medici e che non le avevano risontrato niente. La vecchietta mi disse, in portoghese: “ A minha filha, tem un incosto.”( per mia figlia non so più cosa fare). Quindi proseguì dicendo: “Venga suora a pregare per la mia figlia”.
Presi il Crocifisso, un rosario benedetto da un padre carismatico e l’acqua benedetta e seguì l’anziana signora. La loro casa era su di una palafitta in legno. Dentro c’era solo una stanza grande piena di gente.
Stesa su di un materasso per terra c’era una donna robusta. Quattro uomini la tenevano ferma perché era in preda ad una crisi violenta. A vedere quella scena, mi spaventai e rimasi sulla soglia della porta per un bel pó di tempo. Poi mi feci coraggio e invitai tutti i presenti a pregare com me il Santo Rosario chiedendo al Signore, per il Nome Santo di Gesu e per l `Immacolata Concezione di Maria che aveva schiacciato la testa al serpente, di liberare quella figlia di Dio dalle catene che la tenevano schiava di uno spirito che non la lasciava piú vivere.
Finito il Santo Rosario, l’ammalata scoppiò a piangere e volle alzarsi. La grazia di Dio l´aveva raggiunta e liberata. La aiutai a mettersi in piedi e le chiesi il nome. Si chiamava Concetta, proprio come il nome dell’Immacolata.
Tutti insieme continuammo la preghiera, facendo infine il Segno della Croce con l’acqua benedetta. Dopo ritornai a casa per ringraziare il Signore per aver compiuto questa meraviglia.
Mi sembrava di sentire riecheggiare dentro di me le parole che Gesú disse alla donna che soffriva di emorragia: “Figlia, vai in pace, la tua fede ti há salvata” (Matteo 9,20-22).
Per La gloria di Dio, Concetta non ha mai piú avuto niente, sta ancora bene ed é felice con la sua famiglia. Se non fosse stato per la fede di quella mamma, Concetta sarebbe ancora oggi schiava del nemico. Attraverso l’Immacolata Concezione di Maria e la signora Nazaré (così si chiamava la mamma), Concetta oggi é una cristiana fervente e felice. Incontrandola un giorno mi disse:

“Suora, in quel giorno, la Madonna Immacolata, mi ha fatto il regalo piú bello della mia vita! Sono risorta. Finché vivró, ringrazieró e loderó il Signore per sempre.”