Mentre qualche rappresentante politico nostrano, incontrandoci per caso alla festa patronale di San Michele (di ritorno dalla titanica fatica di fungere – qui la u potrebbe essere sostituita dalla i - da orante e compunto codazzo della sacra statua portata in processione), ci riferisce verbalmente (tanto verba volant) che “mai e poi mai” lascerà qualcosa di scritto in merito allo scandalo del deserto che avanza inesorabile intorno alla vecchia scuola elementare di Noha, qualcun un altro dal “fronte opposto” – virgolette obbligatorie – sta dimostrando ancora una volta una prontezza di riflessi degna di una mummia, tanto che, se proprio volessimo rintracciarne il fantasma o ascoltarne finanche un pensierino da seconda elementare, probabilmente potremmo esser costretti ad organizzare una seduta spiritica.
Quell’unico lettore, che per caso si fosse connesso al nostro sito (compiendo un gesto altamente rivoluzionario, come quello di sottrarre del tempo a facebook), dovrebbe sapere che abbiamo ormai perso la voce per urlare nella solita desolata landa nohan-galatinese il fatto che è un vero peccato che la vecchia scuola elementare di Noha non possa essere rimessa in funzione, magari come centro socio-educativo, dopo tutti “i lavori effettuati a regola d’arte”, perchè manca l’allaccio all’energia elettrica. Pare che, pur potendo, l’azienda energetica non voglia effettuare questo benedetto innesto alla rete, in quanto sarebbe necessaria prima la costruzione in mattoni e cemento di una cabina elettrica.
Noi, a questo punto, crediamo che i nostri rappresentanti politici ed i burocrati comunali di complemento - pur rischiando un ictus da sforzo - dovrebbero spendersi un po’ di più di quanto non abbiano saputo fare fino ad oggi per fare in modo che quella spesa di unmilionetrecentomilaeuro non fosse presa e buttata direttamente nella spazzatura (ma ogni giorno che passa - senza che alcuno osi alzare paglia – in effetti quei soldi rischiano di essere stati spesi invano). E sarebbe pure ora che lo facessero senza il bisogno di questi petulanti articoli (ché poi magari qualcuno con la coda di paglia s’offende pure), o della solita raccolta di firme, delle strigliate, dei video di denuncia, delle rivendicazioni locali, della satira graffiante, delle suppliche da parte dell’“antipolitica” (vocabolo buono ormai per tutte le stagioni). Altrimenti che senso avrebbe il voto, anzi il suffragio dei cittadini? Quello del suffragio pe’ l’anima de li morti?
Invece, siamo ancora qui a scrivere che della promessa lista degli arredamenti, che quei signori preparatissimi e attenti alle istanze dei cittadini avrebbero dovuto inviare al sito di Noha, non si intravede nemmeno l’ombra; che ci sembra che siamo ancora una volta di fronte a gente pronta a svignarsela di fronte all’incipiente degrado nonostante il vento sia cambiato (in effetti oggi sembra spirare da scirocco, e gli acciacchi della politica iniziano a sentirsi tutti quanti); che a questi signori (ma anche a molti nohani, come al solito ignari di tutto) sembra non importi proprio una beneamata mazza di tutta questa storia, e tanto meno di render conto ai propri cittadini delle loro opere e soprattutto delle loro omissioni; che nell’ultima intervista al Sindaco effettuata recentemente dall’ottimo Tommaso Mascara di galatina2000, nel corso di una trentina di minuti conversazione su “programmi e cantieri aperti”, la parola “Noha” è apparsa solo di striscio, ma per altro, mentre l’espressione “vecchia scuola elementare di Noha”, risulta non pervenuta nemmeno per sbaglio. Come se uno scandalo come quello che da mesi andiamo denunciando su questo sito non fosse per nulla rilevante. Anzi, come se fosse un’inezia, una quisquilia, un’invenzione, ancora una volta, di quei rompiscatole degli “antipolitici”.
In compenso il nostro sindaco ha parlato, tra l’altro, di ristrutturazioni e creazioni di nuovi “contenitori culturali”. Però a Galatina, s’intende: non c’eravamo accorti – che sbadati che siamo - che Noha, Collemeto e Santa Barbara sono da un bel pezzo frazioni di un altro comune.
Orbene, signore e signori: uno di questi nuovi “contenitori” potrebbe essere, tanto per cambiare, il Cavallino Bianco (e te pareva!).
Speriamo che almeno per quest’altra opera, prima di ogni altra architettura, anzi prima ancora dei cessi, le menti pronte a stilare avveniristici progetti di restauro, ristrutturazione o riconversione pensino almeno a quell’altro contenitore fondamentale - a quanto pare necessario ma pur sempre non sufficiente - chiamato in gergo tecnico “cabina elettrica”. Non sia mai che si fosse costretti anche in questo caso a ripiegare su di un allaccio di serie B, cioè un collegamento abborracciato di 10 kwh, anziché dei 50 necessari a far funzionare una struttura pubblica come Dio comanda.
Antonio Mellone
P.S. Gli articoli su questo tema crediamo che (purtroppo) dovranno continuare a comparire su questo sito ancora per un bel po’. E saranno a puntate anche questi ghirigori di parole, alla stessa stregua di un novello romanzo d’appendice (o d’appendicite, di genere horror).
In effetti abbiamo ancora qualcosina da dire in merito allo stato di fatto e di diritto dell’opera, in merito al concetto di “antipolitica”, e alle iniziative che abbiamo in mente di porre in essere.
Ovviamente saremo costretti a vergare le nostre considerazioni a buon mercato anche sulle ultimissime minchiate che ci è toccato di sentire. Ma questo nelle prossime puntate.