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Le Danaidi di Noha
Di Marcello D'Acquarica (del 15/05/2024 @ 17:06:34, in NohaBlog, linkato 494 volte)

Il 23 aprile scorso, presso Levera a Noha, si è svolto il convegno riguardante la richiesta di messa in sicurezza delle Vore di Noha.

Come da programma, il confronto sullo stato di salute delle nostre “Danaidi”, tre delle cinquanta mitologiche portatrici di acqua, fuggite dall’Egitto e narrate da Eschilo, un poeta greco del 450 a.C., ha messo in evidenza la gravità della situazione.

In presenza dell’Assessore Carmine Perrone e del dr. Oronzo De Simone, funzionario di Arpa Puglia, ciò che ha detto il dr. Giovanni De Filippis (Presidente regionale della Società italiana di Sanità e Digitale) in merito alla nostra Vora di Costantinopoli, pesa come un macigno: “…quella vora è una bomba ecologica, bisogna bonificarla subito. Il percolato che rilascia negli anni è come un distillato che prolunga l’inquinamento della falda”.

In quanto a responsabilità, è seguita la raccomandazione del rappresentante di Arpa nei confronti del nostro Assessore, a eseguire con urgenza la bonifica, semplicemente avviando un progetto di riqualificazione con fondi delle Regione Puglia. Noi volontari delle associazioni, insieme agli speleologi, abbiamo provato a rimuovere i rifiuti accatastati in quegli anfratti da decenni, ma per quei materiali pressati e pesanti sono necessari bracci meccanici di potenti escavatori. Il dubbio maggiore però è sapere cosa è stato tombato in quella vora e la sua pericolosità per la salute.

Abbiamo chiesto più volte all'Amministrazione Comunale di voler programmare la bonifica di quella voragine, ma finora nulla, se non la solita compassionevole promessa di interessamento (come se il problema fosse di un’associazione o di un comitato).

Amministrazioni che vanno e Amministrazioni vengono, ma la vora è sempre ricolma di rifiuti. Se la bellezza a cui mirano gli amministratori è lo scenario che vediamo in superficie, fra cementificazione selvaggia e tagli indiscriminati di alberi, il tutto contro natura, immaginarsi quanto possano interessare le matrici che non si vedono: sottosuolo e acqua di falda.

Per non parlare poi dell'aria.

Non sono ovviamente mancate le raccomandazioni verso tutti noi cittadini, protagonisti attivi della cura e della tutela dell’ambiente, con una maggiore attenzione verso uno stile di vita più responsabile. Qui ovviamente, si spera, che non si sia voluto scaricare banalmente la colpa della “bomba ecologica” sugli stili di vita di noi cittadini, ma è pur vero che se non diventiamo tutti consapevoli degli effetti nefasti derivanti dall’inquinamento, di cui siamo protagonisti diretti e indiretti, non ci salveranno i progetti e/o soldi della Regione, e men che meno le centinaia di foto-trappole nascoste di cui nessuno vedrà mai gli esiti.

La stessa cosa vale per la Vora Bosco. Quello che gli speleologi hanno rinvenuto al suo interno è qualcosa che va al di là di un ammasso di rifiuti solidi: qui siamo in presenza di “esalazioni nauseabonde”, così dice la speleogeologa Francesca Lagna: “in alcune delle camere che si incontrano lungo il percorso che porta al fondo di 70 metri, l'aria era irrespirabile, pestilenziale, di fognatura”.  

Non essendo la vora Bosco raggiungibile via strada da autospurgo, è evidente che i veleni viaggiano sottoterra. Quanto ci metteranno i veleni ammorbanti a raggiungere l’acqua della falda da cui emunge l’Acquedotto Pugliese a poca distanza dalle nostre vore? Temiamo poco, pochissimo. E non ci sono limiti “a norma di legge” che possano tutelare più di tanto la nostra salute.

Il dottor Franco Berrino, medico ed epidemiologo italiano, asserisce che la forbice delle morti per tumori tra le vecchie generazioni e le nuove si va viepiù allargando, vale a dire che chi si ammala di cancro è progressivamente sempre più giovane.

Ebbene sì, siamo quello che consumiamo. Acqua compresa. 

Marcello D’Acquarica