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La finestra sul Porschile (prima puntata di due)
Di Antonio Mellone (del 10/12/2023 @ 15:36:48, in Comunicato Stampa, linkato 566 volte)

Un’amica di professione avvocato (che pensavo mi volesse bene) ha iniziato a inviarmi dapprima in maniera diciamo omeopatica, poi con una certa discreta continuità, e infine compulsivamente, vale a dire a ogni ora del giorno e della notte, un po’ di documentazione relativa al Grande Raccordo Anulare. Non quello di Roma, ma il “nostro” a chilometro zero, la Pista più famosa del Salento: che non è nemmeno quella stupefacente a cui state pensando in molti, malpensanti che non siete altro, ma la celeberrima Pista di Nardò o, per gli amanti dello slang imperiale, Nardò-Ring, orgoglio di sindaci e presidenti di regione, di assessori e di quella categoria che in analisi grammaticale definivamo “sostantivo collettivo”: mi riferisco ovviamente al gregge (nelle due versioni muto/belante).

Si tratta di un’area di circa 700 ettari delimitata da un alto muro di cemento vibrato (o forse di gomma), che contiene, tra le altre cose, e sin dagli anni ’70 del secolo scorso, la gloriosa circonferenza di 4 km di diametro stampagnata nel territorio tra Nardò e Porto Cesareo, su cui viene testata l’alta velocità delle automobili da una certa cilindrata in su (mica la Panda inquinante di mia zia Cetta), tanto è vero che sin dal 2012 proprietaria del complesso monumentale è la Porsche Engineering, società a sua volta totalmente controllata dalla casa madre Porsche Ag., tedesca dalla testa ai piedi. E voi sapete bene benissimo che tipo di veicoli produce e vende la Porsche: modelli senz’altro biologici, ecosostenibili e green che non ti dico, ma principalmente inclusivi, non li noti proprio in giro, men che meno ne avverti il rombo, talmente ovattato, stavo per dire introverso, che sembra un ultrasuono udibile soltanto da cani & porsche, tanto che il noto Quotidiano turiferario – edito dall’Istituto Luce - intesse il panegirico di più di un suo modello a favore del notoriamente molto sveglio suo lettore medio:  “Profilo inconfondibile”, con il suo “Grigio-Turbonite, ovvero Nardò-Gray per enfatizzare l’unicità dei modelli turbo”, che pervade perfino lo stemma-scudetto che ritroveremo, “oltre che sul frontale, anche sui cerchi in lega leggera e sul volante”, e non perdetevi “la Mecan Ev con una potenza che arriva a 603 Cv” e con “l’overboost dovrebbe essere possibile aumentare temporaneamente la potenza a 751 Cv” (Cv=cavalli vapore: altro che l’allevamento in qualche masseria circostante, da espropriare fuscendu, col turbo). E che esemplari, signora mia, niente affatto aggressivi, anzi alquanto morigerati, ed e-co-no-mi-cis-si-mi: a partire da 92.000 euro e rotti. Ebbene sì, oggi come oggi quale salentino non ha almeno 100/200.000 euro sul conto corrente pronti all’uso per una Porsche come dio comanda.

Vi starete chiedendo come mai i crucchi avrebbero scelto il Salento per quest’n-esimo IDE (Investimento Diretto Estero). Be’, vai a trovare in giro su tutto il globo terracqueo un’altra terra come questa a prezzo di saldo, così pianeggiante, adatta dunque alla bisogna di lorsignori, e manco a dirlo istituzioni e popolazioni ospitali, accoglienti, empatiche, e così facilmente colonizzabili (chissà perché mi veniva in mente pure imbelli). D’altronde si sa da tempo ormai che per forzare questa terra al fine di assicurarsi i suoi gioielli non serve affatto un piede di porsche.

Ma andiamo al sodo. Quella sadica giureconsulta della suddetta amica mia legge gli atti dal suo punto di vista: il forense; e non sa (o finge di non sapere) che la mia angolatura è invece quella forese, vale a dire terra-terra. Orbene, il corposo materiale inoltratomi (credo ponderoso quanto la Summa Theologiae dell’Aquinate, benché con un numero di dogmi infinitamente maggiore) è tutto un florilegio di piani, progetti, figure, tabelle, allegati, confronti, matrici Swot (cioè minacce/opportunità e punti di forza/debolezza), scenari, descrizioni, giustificazioni, minimizzazioni di ripercussioni negative, e soprattutto Motivi-Di-Rilevante-Interesse-Pubblico connessi all’“Intervento di miglioramento sulle piste esistenti [nonché] la realizzazione di nove [mica una!] nuove piste per ampliare le possibilità di testing”; e, mi voglio rovinare, aggiungiamoci la costruzione di “edifici tecnici di appoggio”, e pure “edifici amministrativi e di servizio”, ma anche “un nuovo parcheggio per mezzi pesanti e [giacché] l’ampliamento del parcheggio per mezzi leggeri esistente”. Ma c’è dell’altro: “È prevista la realizzazione di un nuovo centro di logistica e manutenzione, di una nuova stazione di servizio per auto e camion, nonché un nuovo centro di valutazione e check-in dei mezzi”.

In pratica un’altra città al posto del bosco, da cui il nuovo slogan coniato dall’efficientissimo ufficio marketing della multinazionel: “C’è da spostare una macchia” [mediterranea].

[continua a breve con la seconda e ultima puntata]  

Antonio Mellone