Qualcuno m’ha posto la domanda retorica su cosa pensassi della propaganda pOLITICA in corso, e qualcun altro, più temerario del primo, a chi “eventualmente” (avverbio azzeccatissimo) avrei potuto attribuire il mio suffragio in quest’epoca di disagio universale diretto.
Apprezzo il coraggio dei miei interlocutori che hanno rischiato un’attaccatura di bottone della durata non inferiore al lasso temporale che va da qui alle urne (intese nel senso foscoliano del termine): e dunque non posso esimermi dall’abborracciare una risposta, evitando in tal modo di farmi fotografare nei pressi della cabina elettorale – ove mai fosse - con la mia scheda appena segnata da una X, magari mandando baci al vento, cioè ai miei followers, come pare usi fare l’osceno del villaggio di turno.
Partiamo dalle batracomiomachie all’interno del Partito Unanime (del quale, per quanto ovvio, fa parte pure l’opposizione di complemento), presentate dai giornali dell’ortodossia e dalla tv del dolore e delle emergenze come “espressione massima della nostra democrazia”, quando altro non sono che una messinscena funzionale a un sistema nel quale la Politica è un pelo superfluo e gli interessi conto terzi il convitato di pietra. Dico che i sedicenti avversari appaiono così simili tra loro che se parli male di uno si offende l’altro.
Le imminenti elezioni, come molte precedenti, sono poco più, anzi molto meno, di una farsa dozzinale (adoro gli eufemismi), e quindi l’n-esima vidimazione di uno status quo ante. Sarà anche per questo che in codesto pirandelliano giuoco delle parti, grazie agli strumenti del moderno Istituto Luce, i grafici degli elettroencefalogrammi di un campione significativo di fiancheggiatori di questo o quel partito e quelli di un medesimo prototipo di tifosi di una curva da stadio di calcio tendono a coincidere aderendo perfettamente alla retta delle ascisse, sicché se non tutti in tanti continueranno a credere agli asini vaganti nell’aere, nonostante codesti mammiferi perissodattili siano stramazzati al suolo da un bel po’.
Non rimane che rispettare, comprendere, quasi quasi giustificare, e forse imitare, i tanti elettori in aspettativa che vanno ripetendo: “Non voto, no: ma neanche tappandomi il naso”. Quanto a me sì, andrei a votare (a questo punto ci andrò) se non altro per non essere annoverato tra i sostenitori del partito di maggioranza relativa, vale a dire quello degli astenuti.
Certo che ci vuole un bello stomaco per riconfermare partiti, poli, movimenti, azioni, leghe o fratellanze d’Italia, tutti in un certo qual modo supporters dell’Uomo della Provvidenza, lodato e ringraziato ogni momento manco fosse il santissimo e divinissimo Sacramento, il Migliore fra i migliori, il fautore della tessera verde con Qr code, “garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose [sic]” (dogma creduto per mesi dal gregge – rimasto purtroppo senza immunità); quel tizio che insieme ai suoi valvassori per hobby o per lobby annuncia nelle celebri conferenze stampa senza domande ma con gli applausi dei “giornalisti” la celeberrima Transizione Ecologica e poi prepara con i suoi sodali la terza guerra mondiale, corroborata da una spesa pubblica concentrata sugli armamenti militari, e pazienza se capitando per caso al pronto soccorso per un malanno qualsiasi rischi di morirvi di vecchiaia. Per non parlare delle sanzioni ai cattivoni imperialisti d’oltrecortina (i nostri invece sono tanto amorevoli) che hanno tutto il sapore di un suicidio assistito: il nostro. Ma in fondo è tutta colpa di noi sudditi se non siamo stati in grado di scegliere tra i condizionatori e la pace (eterna).
Per quel che mi riguarda non mi piace pensare di votare il meno peggio o di votare contro il peggio (che per definizione non ha limiti). Voterei piuttosto per un paio di piccole idee che si muovono a prescindere dai (anzi a dispetto dei) volti noti piazzati su simboli, manifesti, santini, e onnipresenti su tv e giornali padronali, con l’auspicio che l’opposizione a un pensiero egemone così unanimemente sostenuto, ormai anche da Pensatori e Intellettuali, metta dei sassolini negli ingranaggi di questo marchingegno architettato per opprimere le classi subalterne, alimentare le disuguaglianze, corrompere la democrazia, rompere le palle al paesaggio, e trattare quel che resta della Costituzione come una qualsiasi carta da parati.
O meglio da parata. Militare.
Antonio Mellone