Avete presente quel nuovissimo stabilimento balneare tutto bianco en pendent con le white cliffs non di Dover ma di Santa Caterina di Nardò, zona chiapparu, il primo, pare, di una nuova serie?
Dai, quello con a fianco il gruppo elettrogeno diesel silenziosissimo che sembra non emetta gas di scarico nocivi, tipo ossido di carbonio e di azoto, e altri composti volatili, bensì ossigeno allo stato puro, vapori salutari, e aerosol balsamico come manco un camino della Colacem.
Mannaggia, non mi viene proprio in mente: ricordo soltanto che faceva rima con Iattura srl, ma la denominazione precisa in questo momento mi sfugge. Insomma quello che proprio in questi giorni è stato chiuso (ma tranquilli, solo la sera e per meno di una settimana) a causa di mascherine, cosiddetti assembramenti, danze & balli, musica a palla dopo una certa, e altre menate del genere.
Si sa: questuraprefetturaepretura devono pur trovare qualche pagliuzza fuori posto (pagliuzza, puntualizziamo, non trave) e sanzionarla a dovere per alimentare il contatore delle statistiche: altrimenti come fai a vendere al popolo la famosa legalità finalmente ripristinata con le buone o con le cattive.
Pazienza se qualcuno penserà che si tratti di una foglia di fico (d’India) e che una serrata del genere, con tanto di multa incorporata, è l’imprimatur definitivo, voglio dire la legittimazione decisiva per tenere aperto tutto l’ambaradan da qui fino all’eternità, con la benedizione sottintesa della stampa locale, paladina di indipendenza tra un’inserzione pubblicitaria e l’altra, e specchio della pacificazione ecumenica che ormai mette tutti d’accordo, vincitori e vinti, oppressori e oppressi.
Ché se no, signora mia, freni l’economia, e quindi sviluppo, crescita, ricadute occupazionali (e attrattività), secondo il panegirico dei clerici della teocrazia mercatale. E poi vuoi mettere, un luogo così discreto, elegante, frequentato dalla meglio piccolo borghesia compiaciuta della distruzione creativa di un angolo che un tempo i soliti “quattro comitatini” (con dentro sicuramente qualche rasta e punkabbestia) osavano addirittura considerare alla stessa stregua di un bene comune. Tra l’altro proprio all’ingresso del bar di cotanto lido v’è pure un bel panel promozionale sulla sal-va-guar-dia del-la Na-tu-ra, sponsorizzato per caso da una multinazionale - per dire l’ambientalismo assertivo di certe grandi opere. Cos’altro andate trovando. Sì, ci mancherebbe giusto una nave crociera ancorata al largo, ma pare che certe fortune siano appannaggio soltanto di Otranto. Per ora.
Stavo quasi per adeguarmi al pensiero egemone (il marketing fa miracoli eh), quando, a proposito di pagliuzze, una mattina di queste mi accorgo dei cuscinoni, o come cavolo si chiamino, sempre rigorosamente white in tinta con gli ombrelloni (vabbe’ un po’ ingialliti, mica si può star lì ogni santo giorno a sanificarli con spugna e amuchina) sparpagliati sulle white cliffs di cui sopra a mo’ di installazioni artistiche: cuscini dunque oltre il recinto, area spiaggia “libera” (si chiama esportazione della democrazia), a ogni ora del giorno e della notte, pronti ad accogliere le terga di turno per una manciata di euro, forse dieci.
Te li trovi già belli e pronti sin dal primo mattino, come quegli ombrelloni un tempo ‘mpizzati sulla spiaggia pubblica sin dalla sera prima dai soliti “terroni” (così definiti dagli stessi conterronei) per assicurarsi la poltronissima per il giorno seguente. E poi dicono che la lotta di classe sia scomparsa dalla circolazione: per fortuna in loco è viva e vegeta, e l’esproprio al proletario è ormai quasi del tutto perfezionato a favore delle società di capitali.
Chissà quando i Sì-Tut (quelli che dicono di sì a tutto) s’accorgeranno dell’imbagascimento onza onza di questa terra e di questo mare.
Antonio Mellone