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DERASTIZZAZIONE A FRESCURA (Quinta fetta di Mellone – estate 2021)
Di Antonio Mellone (del 24/07/2021 @ 18:03:33, in Fetta di Mellone, linkato 833 volte)

Per quanto tu ti possa sforzare di fare un po’ di satira, che come noto è fiction piena zeppa di verità, ci sarà sempre qualcuno in grado di farti planare al livello del marciapiede, in questo caso della scogliera, battendoti con l’esperienza.

E qui si parla di satira preventiva, nel senso che pensavi di aver previsto tutte le eventuali eccezioni ai tuoi discorsi moralistici e da nichilista visionario cui non va mai bene niente: allocuzioni tese alla preservazione degli usi civici di accesso al mare (roba da diritto romano, signora mia, anacronistica, vecchia e pure prescritta), pervase di nostalgia per un litorale un tempo relativamente libero dall’entropia (variante endemica dell’antropia) e dunque di un angolo di paradiso ucciso a colpi di lidi da middle class (ma Antoniomellone, un po’ di adattamento alla realtà, suvvia), l’ultimo dei quali provvidenzialmente appellato Frescura (finalmente un po’ di contrasto al surriscaldamento globale); e invece no, c’è chi ne sa più di te in termini di pasquinate, sì da ambire al palmarès del festival di Forte dei Marmi.

E non parlo mica degli interventi ecumenici da parte di un’opposizione che si crede di sinistra, né della cultura ufficiale che forse ha scordato che il Piano Coste neritino non è nato ieri l’altro bensì al tempo dei “compagni” (di merende), e nemmeno del giornalismo cittadino talmente cerchiobottista da fare invidia al sempiterno doroteismo democristiano: evidentemente una porta di mare vale l’altra, atteso che in  loco l’accesso al pelago può serenamente essere rappresentato da un lido (o da un sepolcro) imbiancato.

Parlo invece di un anonimo portavoce del pensiero meridiano, quello del diciamo buon senso comune spiaccicato sui social media; il quale, glossando su bacheca altrui un mio precedente pezzo riguardo a tutto questo bel popò di Frescura a responsabilità limitata, dando fondo a liriche nonché commoventi anafore, così si espresse:

《Vedo una struttura architettonicamente piacevole ed integrata [ma come sono piacevoli e integrati quei cuscini a pagamento che fan pendant con la scogliera. Per non parlare del gruppo elettrogeno: la morte sua proprio. I ginepri, invece, se ne tornassero in Fenicia], completamente amovibile, collocata su zona inutilizzata di “cozzi” [e ‘sti cozzi, direbbe quello, ma guai a lasciare in pace le cose inutilizzate, specie se selvagge. Quanto all’amovibilità, mi sembrava di aver letto qualcosa altrove, ah sì, sul mio precedente pezzo].

Vedo una passerella/scalinata stretta e lunga per consentire agli ospiti di raggiungere il mare [chi parla di Forche Caudine sarà rimasto all’epoca dei romani: a proposito di diritto romano. E chissà che con i tempi che corrono non richiedano pure il green pass appena varato dal Congresso di Vienna].

Vedo un’iniziativa imprenditoriale dietro la quale c’è il pagamento di una concessione e che creerà ricchezza e darà posti di lavoro [ricadute, siore e siori, da Recovery].

Vedo una struttura che sarà motivo di scelta del luogo di vacanza per il turista che, oltre alla bellezza dei luoghi, sceglie sulla base dei servizi e delle strutture offerte [su questo, sconfitto a tavolino, mi arrendo con le mani in alto. Ma imperterrito il vate prosegue].

Vedo delle persone che stanno puntando su un’iniziativa imprenditoriale piuttosto che puntare sul reddito di cittadinanza [questa non è di Renzi eh, ma del suddetto uomo qualunque, antropologicamente ben rappresentato in Salento e fuori].

Vedo una struttura che può richiamare un turismo familiare piuttosto che di rasta e punkabbestia [colpito e affondato]》.

Ora. Mi han definito in mille modi: complottista, negazionista, antiscientista, estraneo al consorzio civile, eterno scontento, estremista, fautore del no a tutto, e persino misoneista. Mi mancava giusto rasta e punkabbestia.

Vedi mai che avere la nausea per certe “novità” e nostalgia della spiaggia libera è più sovversivo di un rave party.

L’altro giorno mentre mi cotonavo i capelli, sentivo che qualcosa non andava liscio. Saranno i soliti nodi che vengono al pettine, mi dicevo.

Erano i dreadlocks.

Antonio Mellone