Io davvero non trovo requie se penso a quel che mi tocca vedere, sentire, leggere: tutti a chiedere soldi chiamati Ristori a quel povero gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline) con tutto il bene che ha già fatto – e soprattutto farà - al Salento, che dico al Salento, al mondo intero e forse pure oltre.
Mi chiedo perché mai andare con il cappello in mano da una multinazionale svizzera che già di sua sponte si è svenata per regalarci “ricadute occupazionali” e “volani per lo sviluppo” à gogo. Volete poi mettere tutti quei miliardi di metri cubi di metano che sono (forse) arrivati o che di sicuro arriveranno direttamente da quella democrazia liberale che è l’Azerbaigian? (Non darete mica retta a quei complottisti di Amnesty International, spero).
Ma soprattutto, ragazzi, che gas: green, rinnovabile, circolare, appena appena fossile, eco-compatibile, trasportato a basse temperature (per dirvi tutta l’attenzione di Tap per il clima), e principalmente a prezzi ir-ri-so-ri. Vedrete, vedrete a breve come ridurranno il peso delle vostre bollette (qualcuna vi arriverà addirittura a credito): più o meno come sperimentato con le fatture Enel grazie a tutte quelle coltivazioni di fotovoltaico a perdita d’occhio che ci avvolgono come in un sol caldo abbraccio.
E vogliamo parlare della Informazione glocale pronta a fare le pulci a questi colossi? Dai non si fa così: sarebbe bastata un po’ di autocensura (questa sconosciuta) e se ne sarebbe uscita con eleganza e senza tanti grattacapi. Oltretutto tra house organ e house orgasm il passo è breve. Invece no: inchieste su inchieste, indagini, dossier, domande scomode ai vertici aziendali, denunce senza tregua sul neocolonialismo di una prepotenza straniera che al contrario somiglia viepiù a una Ong stile Emergency; per non dire delle lenzuolate a favore di quei facinorosi dei No-Tap, anarchici che altro non sono.
E soprattutto mai un euro di pubblicità, mai un logo Tap così verde e solare riportato in alcuna delle sue rubriche, manco per sbaglio, e mai una parola una sulle tante iniziative SO-CIA-LI del Trans Adriatic: né un cenno su “Mena”, che non è voce del verbo da collegare a un manganello, ma il master gratuito in culinaria per studenti e ristoratori locali; né una riga sul camper delle brioches, per dire l’interesse di questi magnati per la storia, specie quella dell’ancien règime di Maria Antonietta; né un riferimento sul salvataggio di tutti quegli ulivi monumentali dall’inesorabile destino del disseccamento, trasportati nei canopy allestiti nella Masseria del Capitano (a questo punto bastava adottare il brevetto Tap, cioè fare del Salento un unico grande canopy, o come cavolo si chiama, e ci saremmo risparmiati anni di Sputacchina, Xylella, Innesti miracolosi, Fs17, e i decretini del ministro unico Martina-Centinaio-Bellanova); né una nota sul “Salento greenway” e sul connesso “bike sharing”, qualunque cosa vogliano dire; né un trafiletto sui corsi di Inglese e sugli altri “piani educativi”, senza dimenticare i “contributi alla ricerca” (anche se non si sa bene di cosa); e nemmeno un video sul coinvolgimento degli studenti delle scuole primarie così carini nelle loro “lezioni interattive e laboratori sull’ambiente marino e sulle minacce che possono causare inquinamento al suo ecosistema”; e, infine (ma solo per questioni di spazio) manco un cenno sull’iniziativa “Libera il mare”, cioè lo studio, la mappatura e la pulizia dai rifiuti dei fondali e di ben 30 chilometri di spiagge (Tap è società seria e non è suo costume prendere gli altri per i fondali).
Insomma, nada de nada. Solo stima e appoggio incondizionato a quei sovversivi dei No-Tap che, pensate, insieme ad alcuni professori dell’Unisalento e a relatori come Josè Alberto Acosta, avevano organizzato in Ateneo niente poco di meno che un Convegno, signora mia, sull’“Uso asimmetrico del diritto nei conflitti ambientali”. Meno male che intervenne prontamente la Digos per far capire a tutti chi comanda.
Ora, pur non trapelando nulla da giornali e tv di stato in luogo, da fonti riservate siam venuti a sapere che il sottosegretario Turco (non bastavano evidentemente quelli del 1480), esponente di quel moVimento diventato partito della Realpolitik, ha intenzione di convincere buona parte dei sindaci salentini dall’occhio vispo e con una bella $ incisa nell’iride che pecunia non olet e che i Ristori profusi a piene mani dalla trattoria Caritas, divisione di Tap, diluiti con Mes, Cis, Recovery fund e altre trovate di finanza creativa, diventano brodo buono per la cura di ogni mal di stomaco.
Bravi, così si fa: un tubo da una parte e una botta dall’altra, e la doppia penetrazione è garantita.
Antonio Mellone