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UNA BARZELLETTA (?) PEGGIO DI UNA GUERRA
Di Albino Campa (del 12/04/2011 @ 23:23:00, in Un'altra chiesa, linkato 2676 volte)

Continuiamo con la rubrica "Un'altra chiesa" a cura di Marcello D'Acquarica nel diffondere le analisi ed i commenti di don Paolo Farinella, in tema di eventi socio-politici e rapporti con la chiesa di “palazzo”.

Genova 6 aprile 2011. – Intorno alla barzelletta della mela, raccontata da Berlusconi ai sindaci in fascia tricolore nel ridotto di taverna di Palazzo Grazioli all’uopo trasformato in un mini Montecitorio, molti, quasi tutti hanno sottolineato l’aspetto di vacuità e di lezzo che promana dall’uomo che ormai ha raggiunto il livello delle cantine da postribolo. Pochi hanno messo in rilievo che quel «momento» ha segnato la fine della tragedia berlusconiana che continuare ancora un poco a fare la commedia perché nulla deve restare in piedi. Facendo macerie, nessuno gli chiederà il conto e lui salverà se stesso che è l’obiettivo finale della sua occupazione di tutto il potere.

I sindaci in fascia tricolore ascoltano e ridono e battono le mani e lui gongola. Anche la donna presente non ha osato dargli uno schiaffo davanti a tutti, magari accompagnato dalle parole: «Si vergogni! Lei sta umiliando l’Italia e le Istituzioni che noi rappresentiamo». Nulla. Acquiescenza, sottomissione, paura. Carogne silenti. Quella barzelletta (senza offesa per le signore Barzellette!) è il punto di non ritorno perché rivela la nullità del vuoto su cui siamo adagiati e dal quale sarà difficile risorgere se non vi sarà non solo una indignazione generale, ma una «rivoluzione» morale, culturale e politica.

Personalmente ritengo che siamo nella condizione estrema prevista nel 1967 da papa Paolo VI nella enciclica «Populorum progressio», quando afferma che in «caso di una tirannia evidente e prolungata che attenti gravemente ai diritti fondamentali della persona e noccia in modo pericoloso al bene comune del paese» si possa e si debba fare ricorso anche alla «rivoluzione» delle piazze per rovesciare un governo che non ha più legittimità né dignità. Per questo, come inizio, prego che Dio ci liberi di Berlusconi, dei suoi servi e serve, delle sue barzellette e dall’ignominia che ha sprofondato l’Italia in un abisso di desolazione: «Signore, dalla peste, dalla fame, dalla guerra e dal virus Berlusconi, libera i tuoi figli che gemono della disperazione».

Paolo Farinella, prete
Parrocchia S. Torpete – Genova