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Centro commerciale Pantacom entro il 2019. Salvo proroghe
Di Antonio Mellone (del 14/01/2018 @ 20:49:00, in NohaBlog, linkato 1524 volte)

Apprendiamo con sollievo dal sempre ben informato Quotidiano (il quale ultimamente dimostra una verve, come dire, un po’ meno compiaciuta del solito - vuoi vedere che, sul tema, lo scetticismo sta iniziando a penetrare perfino in redazione?) che finalmente il Mega-porco commerciale Pantacom - dopo la proroga chiesta e ottenuta senza non dico una levata di scudi, ma nemmeno un’alzata di sopracciglia da parte del consiglio comunale galatinese e quindi della conferenza dei servizi barese – inizierà ad operare entro l’equinozio d’autunno 2019, vale a dire entro il 21 settembre dell’anno prossimo, cioè tra 20 mesi.   

Nell’articolo apparso sabato 13 gennaio 2018, così si esprime il “giornalista” della nota testata (i.e. testata frontale): “L’Amministrazione Amante, dunque, punta molto su questo progetto in quanto lo considera [sic] un’apprezzabile vetrina per l’intero territorio, in grado di generare ricadute positive in termini di attrattività” (qualunque cosa voglia dire).

Per quella data, pena l’annullamento di tutto l’iter autorizzativo, la società Pantacom srl dovrebbe o avere un milioncino di euro per pronta cassa da pagare alla Regione o, alternativamente, una fideiussione bancaria “a prima richiesta” di pari importo a garanzia della rateizzazione di questi oneri. Ma non basta. Un attimo prima di richiedere il permesso per dar corso allo scempio economico-ecologico di 25 ettari (sissignore, al confronto di certi entusiasti galatinesi Attila sarebbe un giardiniere) la società costruttrice dovrebbe bonificare sul conto corrente del Comune di Bananalandia, sempre cioè di Galatina, la somma di 420.000 euro quale compensazione (in gergo biblico “piatto di lenticchie”) per la mancata realizzazione del parco urbano di 5 ettari, depennato risolutamente  dal progetto perché gli alberi di alto fusto stonano un po’ in mezzo a tutto quel bendidio di cemento e asfalto.  

Bene. Nell’attesa delle file al primo black-Friday 2019 made in Mega-Pork, noi ci consoliamo con la lettura di quella pagina di letteratura pop rappresentata dalla (cir)Convenzione tra Comune di Galatina e Pantacom, approvata e modificata più volte, ovviamente al ribasso, dai vari consigli comunali giusto per venire incontro alle esigenze del privato investitore (se no, se non fai gli interessi dei privati, che gusto c’è a fare l’amministratore del pubblico?).

Tra le cose stravaganti contenute nel Tractatus Galatinensis s’annovera anche quest’altra che fa letteralmente sbellicare dalle risa: “Il Comune si riserva il diritto di recedere unilateralmente dalla presente convenzione, ove sussista una giusta causa. Costituisce, in particolare, giusta causa di recesso, il fallimento della Società, la cessione del ramo d’azienda avente ad oggetto le attività di cui alla presente Convenzione, nonché la cessione dell’intero pacchetto delle quote societarie, la fusione, la scissione, la trasformazione ove il soggetto cedente o il cessionario, ovvero quello risultante dalla avvenuta cessione, trasformazione, fusione o scissione, non offra equivalenti garanzie in merito al regolare adempimento delle obbligazioni assunte con la presente Convenzione ”.

Ma, santo cielo, ci vuol tanto a capire che ad oggi – sic stantibus rebus [visure Cerved aggiornate al mese scorso, ndr.], salvo errori e omissioni, a meno di un intervento del mago Mandrake, di una vincita milionaria alla Lotteria della Befana, di cessione gratuita dei terreni (da parte degli attuali proprietari) per la bella faccia dei committenti, di lavori a sbafo o a credito sine die da parte dei fornitori -, ci vuol tanto a capire, dicevamo, che tutti gli eventuali cessionari (cioè eventuali nuove società acquirenti o subentranti) sarebbero meglio del nulla rappresentato da tal Pantacom srl? Evidentemente sì.

Se poi il 21 settembre 2019 saremo ancora allo zero cosmico divenuto nel frattempo comico, basterà ripresentare ai nostri amministratori di bocca buona (ne abbiamo a bizzeffe in tutti gli schieramenti) la solita richiesta di proroga stampata ormai con il ciclostile, e il gioco ricomincia.

Qui da noi basta poco per concedere a lorsignori proroghe definitive per i loro mega-porci comodi; mentre sulle nostre teste continuerà a pendere la classica spada di Damocle, altrimenti definita – con espressione che non ci è propria ma che giudichiamo adeguata al contesto -  rottura di palle infinita.

Antonio Mellone