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Noha, nel giorno di San Michele mi appare la sirena Bicaudata
Di Raimondo Rodia (del 30/09/2016 @ 17:16:04, in NohaBlog, linkato 2583 volte)

Ieri pomeriggio in compagnia di mia moglie sono arrivato a Noha, una frazione di Galatina a pochi chilometri dal comune capoluogo. Ieri era la festa patronale di Noha, qui si festeggia con giubilo S. Michele.
Erano circa le 18.00, il sole di un settembre alla fine dava il giusto tepore, a quell’ora tutte le luminarie erano spente, poca gente in giro, così ci siamo fiondati all’interno della chiesa matrice, avevamo poco tempo, ma in quel poco tempo, son riuscito a scoprire un piccolo particolare presente nel quadro del transetto destro, che raffigura l’Immacolata concezione.
Un particolare piccolo, ma significativo, che ho voluto ingrandire ed immortalare nella foto.
Da sempre l’uomo ha trovato nei simboli sessuali degli elementi apotropaici forti e capaci di allontanare le forze maligne ed assicurare, ad una famiglia, alla costruzione di una casa, ad una città, ottenere fertilità, procreazione e rinascita. Da qui l’usanza di rappresentare queste strane forme ed oggetti sessuali su luoghi di culto e nell’architettura comune ( nella foto acuni esempi di due chiese di Galatina ) presenti nel centro storico a pochi metri uno dall’altra S. Luigi e la chiesa della SS. Trinità meglio conosciuta come Battenti.abraxas
Questi simboli, ben lungi da esser gesti osceni e blasfemi, vennero successivamente esorcizzati dalla Chiesa che le collegò al peccato universale, che altro non erano che il ricordo di culti millennari e rituali antichi mai scomparsi fin troppo radicati nella tradizione popolare. In realtà la tradizione che lascia ostentare tali simboli legati agli organi genitali maschili e femminili presenti sulle mura dei luoghi sacri non subisce mai un vero arresto, essa continua, senza interruzioni di sorta, viene in qualche modo nascosta e resa visibile sotto forma di simbolo.
Numerosi sono i casi di ostentazione dell’organo sessuale femminile, molte chiese romaniche e gotiche dove su capitelli, e bassorilievi, sono raffigurate figure femminili che, con le mani, divaricano le gambe mostrando così la vulva, simili raffigurazioni le troviamo ad esempio nella cattedrale di Otranto, dove la nostra sirena con due code si trova tra i sedici tondi del presbiterio accanto a Re Salomone.
In una società fortemente “pudica” come quella medievale questo genere di raffigurazioni non era però accettabile, da qui la sua evoluzione storica, con la donna raffigurata nell’atto di mostrare la sua vulva che si trasforma e diventa una sirena bicaudata, le gambe divaricate si trasformano così nelle due code dell’ibrido in un’operazione che dimentica o cancella il simbolo iniziale, ma solo lo trasforma e lo cela.
Molto più interessante a parer mio, le due figure femminili poste nel quadro, l’ultima versione di Melusina ( la sirena ) è in questo quadro del XVII secolo di autore ignoto che troviamo raffigurata la Madonna Immacolata che sotto una falce di luna schiaccia il serpente tentatore, il mistico serpente, in quella che potrebbe essere una soluzione di continuità tra le due figure ( Immacolata e Sirena con due code ), come succede nella vicina basilica di S. Caterina con la donna dellApocalisse di Giovanni o il Cristo delle vele delle seconda campata dipinti in una mandorla arcobaleno.
Ecco, la bicaudata progenitrice in tutta la sua chiara simbologia segreta, un ulteriore “rivoluzione” del simbolo, da qualcosa di definito e figurativo diventa segno indefinibile della intima geometria senza però perdere il significato arcaico di protezione e fertilità.
Nell’architettura e nella geometria del “sacro” la vescica piscis, risulta l’elemento vulvare per eccellenza, come d’altronde scaturisce dal suo stesso nome, vesica in latino vuol dire proprio vagina.
Pensiamo così alle numerose piante di cattedrali gotiche francesi che celano questo simbolo, o, molto più palesemente ai moltissimi bassorilievi sui portali ove Cristo è posto nella “mandorla mistica”, il centrum del tutto, il simbolo ove tutto termina e tutto inizia.
Insomma una bella scoperta, ma presto vi racconterò di altri particolari che ho già scorto in altri quadri ed arredi sacri presenti nella matrice di Noha.
Ma di questo ed altro, vi consiglio di leggerlo nei prossimi articoli che avranno come protagonista questo piccolo, grande centro che nel nome ricorda la nobile famiglia De Noha.

Raimondo Rodia