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Ortaggi nostri
Di Marcello D'Acquarica (del 17/03/2015 @ 18:44:07, in NohaBlog, linkato 2236 volte)

Mi hanno seminato il primo settembre ed era il primo quarto di  luna. Sentivo ribollire in me la vita e avendo bisogno di energie arraffavo con disperazione tutto intorno.

Ahimè, quel che c'era fra le zolle di terra spremuta erano solo sali chimici. Dovetti ripiegare sui liquidi. L'acqua non mancava, ma aveva un sapore strano, niente a che fare con i ricordi genetici dei miei avi.

 Mi sentivo strano ogni giorno di più e tutto quello che mangiavo e bevevo senza tregua mi faceva rigonfiare a vista d'occhio. In un batter d'occhio venni fuori dalla terra e ad appena 30 gg di vita, mi tagliarono le radici.

Eravamo tutti uguali: obesi e lacerati. Tutti in linea impacchettati come sardine. All'alba fummo caricati su un camion, e tutti dissero che noi “spediti fuori zona” avremmo avuto più fortuna. Tra viaggi, trasbordi e stazionamenti, vidi ancora tre albe.

Il posto sembrava l'ingresso dell'inferno: un caos indescrivibile di urla e motori rombanti, l'aria era un concentrato di CO2 e non si vedeva altro che asfalto e cubi di cemento.

Fummo sbattuti e impigliati uno sull'altro come legna da bruciare, una spinta un marchio con scadenza e provenienza e via. Dopo il buio.

E un freddo, un freddo che mi congelava quasi tutto. Ogni tanto, non so se un'ora, un giorno o un mese, qualcuno di noi spariva. Mi tagliarono i ciuffi rimasti e dopo tanto tempo, forse un mese, mi tolsero le prime guance ingiallite. Dopo una settimana mi tagliarono ancora l'ultimo pezzo di radice. Ero smunto, quasi secco, come dire? Incartapecorito.

 Mi hai comprato in un supermercato qualunque di una città qualunque.

Ho all’incirca tre mesi di vita, paragonabili ai tuoi 90 anni.

Mi hai pagato otto volte di più di quanto hanno dato al mio seminatore e mi stai consumando ingerendo gli ultimi granelli di diossina secca che mi é rimasta tra le fibre.

Marcello D’Acquarica