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Elettroencefalogrammatica piatto
Di Antonio Mellone (del 05/02/2015 @ 21:02:32, in Cronaca, linkato 3031 volte)

Qualcuno mi ha chiesto: “Ma quali errori sei andato a scovare nelle sette cartelle di memoria difensiva scritte dal delegato della tua frazione?”. E qualcun altro: “Ma mica è un tema delle scuole”. Ed altri ancora: “Ma perché non entri nel merito e ti fermi soltanto alla forma?”.

Premesso che io mi soffermo su quello che voglio, son costretto a constatare che sì, purtroppo siamo a questi livelli: c’è chi non s’è accorto di nulla, nonostante refusi e svarioni fossero macroscopici (e sin dall’indirizzo dei destinatari). E c’è chi pensa che una lettera pubblica da inviare agli organi istituzionali ed alla stampa valga meno di un tema scolastico (per cui tutto è lecito in termini di regole apprese sui banchi di scuola).

A partire dal sindaco Montagna, che alla suddetta memoria difensiva ha risposto da par suo, con nonchalance, e con il classico comunicato stampa in cui blatera - e te pareva? - di “strumentalizzazione politica” [una lettera, quella di Mimino, che, come al suo solito, non brilla per ariosità di stile, sagacia e lucidità, ma almeno sembra non contenere grossi strafalcioni, ndr].

Ma apparentemente non ha notato alcunché nemmeno Daniela Vantaggiato, assessore alla Cultura e professoressa di lettere, la quale o non ha letto il tractatus logico-philosophicus della nostra concittadina,oppure, nel momento della lettura, le è caduta definitivamente dalle mani la matita bicolore rossa e blu, oppure sarà stata costretta dalle circostanze a far finta di nulla e ad ingoiare un rospo dietro l’altro, riga dopo riga. Cosa non si deve fare, oggi come oggi, per disciplina di partito (preso).

Ma nel novero degli sbadati lessicali rientrano anche gli altri compagni di partito (che, ovviamente, avranno espresso tutta la loro solidarietà all’avvocato difensore di se stessa), e tutti gli altri membri della coalizione (sanu me toccu), senza scordare gli esponenti della (finta) opposizione (il loro da sempre è un elettroencefalodramma), i siti internet (che hanno riportato la cosa senza muovere un muscolo della faccia), e molti cosiddetti amici di face-book, pronti a likkare (eh sì, alla lingua non si comanda) ad ogni amenità postata in bacheca dai propri beniamini.

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E non sto parlando di un errore di punteggiatura, di una virgola sbagliata (che tuttavia in molti casi evidenzia il fatto che non si sia compreso il funzionamento della “struttura” delle frasi, onde errori del genere diventano “di sintassi”), ma di puntini di sospensione disseminati ovunque (una ottantina in tutto – puntino più, puntino meno), di punti esclamativi ad ogni piè sospinto (una dozzina abbondante), di punti interrogativi a iosa (una quindicina in totale, alcuni a gruppi di tre o quattro per volta, tanto per enfatizzare il senso delle espressioni), di virgolette del tutto assenti nell’utilizzo del discorso diretto, di molte locuzioni in grassetto e se non bastasse a caratteri cubitali (tanto per urlare “al lupo, al lupo” e sembrare così più credibile).

Ma vogliamo parlare anche dello stile? Della proprietà di linguaggio? Dell’ortografia (nonostante il correttore ortografico di Word)? Della morfologia, e quindi della grammatica, e quindi del lessico? E che dire, poi, della pletora di solecismi e idiotismi, e di altre licenze (più o meno poetiche)? [Daniela, per cortesia, non mi querelare: ho scritto “idiotismi”, cioè locuzioni idiomatiche, non “idiozie”, ndr].

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Nessuno sta asserendo che la nostra amatissima delegata non sia affatto colta (sul fatto). Ci mancherebbe.   

E’ che, sicuramente, mossa dalla foga di rispondere per le rime (non baciate) alla dirigente scolastica, la nostra amministratrice provetta si sarà fatta prendere la mano dalla lingua parlata, ottenendo come risultato finale un comunicato stampa così bisbetico e prolisso (sette cartelle fitte fitte) che poi, forse, non ha avuto nemmeno il tempo o la voglia di rileggere (ed eventualmente correggere).

Si dice “scrivi come mangi”; ebbene, in certi casi c’è davvero da augurarsi – per il benessere di tutti – che non si mangi assolutamente come si scrive.

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Qualcuno - tale Antonio - ha glossato a mo’ di commento, in calce alle sette cartelle pubblicate su Noha.it il 25 gennaio scorso, la seguente espressione: “Da Accademia della Crusca!”.

Per quanto ovvio quell’Antonio non è il sottoscritto (che in genere quando si firma usa nome e cognome, e che probabilmente l’ultima volta che ha utilizzato un punto esclamativo, a meno di una citazione diretta come questa, sarà stato alle elementari).

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Orbene, io penso che della crusca, in quegli scritti (e in tutto quello che ne è seguito, consiglio comunale incluso) ci sia solo l’epilogo. Quello per il quale, alla fine di tutto, è d’uopo, oltre che giusto e pio, tirare lo scarico.

Antonio Mellone