Provinciale e provincialismi
Non mi stancherò mai di dirlo: da un paio di decenni e forse più, nel Salento ci sono più strade asfaltate che fili d’erba. Non sto qui a commentare se era proprio necessario sventrare le nostre bellissime campagne con quel labirinto di strade che vanno ovunque: in cielo in terra e in ogni luogo, e da destra a manca con annessi tronconi ciechi, dove se capiti di notte rischi di andare a sbattere, frantumandoti contro la più assurda imbecillità del genio che l’ha progettata. Forse per l’irresponsabile è stato come tirare due righe su un foglio di carta o di monitor, non badando a spese e tantomeno al destino di chi in quelle campagne ci viveva e ci lavorava. Ma tant’è.
Pazienza. Oramai il danno è fatto e, visto che così è, usiamole ste benedette mega porcate. Naturalmente debitamente in macchina visto che non si vede nemmanco l’ombra di una pista ciclabile. In teoria, questa abbondanza di strade periferiche ci dovrebbe impedire di attraversare il centro dei nostri paesi. Solo in teoria, però. Tant’è vero che ovunque ti giri e ti volti le automobili impazzano in tutte le nostre piazze.
Il guaio è che alcuni idioti, che proprio non riesco a immaginare a quale specie di animale e genere appartengano, hanno scambiato queste (già di per se’) orribili schifezze affliggi-campagne, in un eco-centro a cielo aperto. Cosa che, fra l’altro, ogni Comune che si rispetti dovrebbe avere (l’Eco-Centro). Forse, avrà pensato l’idionimale (incrocio tra un idiota e un animale) che non essendoci alcun Eco-Centro nei comuni prossimi al tratto della sp 362, e cioè a quello che va dalla via Noha-Collepasso all’ultima rotonda nei pressi della Colacem, avrà pensato che quegli spazi manchino solo di una segnaletica: “Qui si butta la deficienza che m’avanza”. Sono ripassato dopo trenta giorni con la speranza che si fosse trattato solo di un mio abbaglio dovuto alla solita insolazione estiva, e invece no, non è insolazione ma desolazione.
Spero di non sentirmi dire da nessuno, né politico né sapientone di turno, che invece di denunciare certe “abitudini” dovrei calare la manu a ‘mposcia e pagare di tasca mia per ripulire lo schifo, oppure che quelle strade non sono di nostra competenza, e magari è pure vero. Ma allora la dabbenaggine, di chi sarebbe? Di chi la fa, di chi la tollera o di chi non la fa rispettare? E questo sarebbe il nostro modo di avere cura della nostra terra?
Marcello D’Acquarica
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