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Ora tutti si scandalizzano, anche la gerarchia connivente con la mafia - di don Giorgio De Capitani
Di Redazione (del 09/07/2014 @ 22:29:57, in Un'altra chiesa, linkato 2376 volte)

Oh, di colpo, la Chiesa si riscopre “scandalizzata” per cose o eventi che finora sono passati sotto silenzio, anzi tra il beneplacito di una certa struttura ecclesiastica, a cui faceva comodo che statue di madonne e di santi o addirittura crocifissi si inchinassero a baciare il culo dei mafiosi.
Tutti ora gridano: “Non sia mai!”.
La gerarchia e la politica se ne lavano le mani, si tirano fuori, come se nel passato l’usanza di inchinarsi a gente malavitosa fosse una rarità imperdonabile. Ma siamo ciechi?
Il papa ha scomunicato i mafiosi. E tutti a gridare: “Finalmente!”. E restiamo ancora ciechi, a iniziare da quella cricca “cattolica” che, sfruttando anche la fede, mette insieme lo schifo e le ostie, gli affari e l’incenso.
Il problema non è solo del Sud d’Italia. Certo, non è bello venire a conoscenza di certe cose. Ma credo che ci sia tra gli onesti un forte senso di disagio. Il problema è più generale. Anche al Nord, durante le processioni o le ricorrenze religiose si vedono cose per lo meno “assurde”. Ma c’è ben altro, oltre le processioni (che, secondo me, andrebbero “abolite”, per la loro inutilità). C’è quel modo “strano” o “eccentrico” di esprimere la propria fede che mi fa chiedere: ma che dio è mai questo che sembra coprire le magagne di tanta gente che ha perso ogni rispetto per i valori semplicemente umani?
Parlo della mia Brianza: Dio dov’è? Nelle chiese oramai deserte? Nelle comunità spente? Sì, è rimasto qualche “segno religioso”, una via di mezzo o un compromesso tra il sacro e il profano, ma la Fede dov’è? Si va in chiesa, e si bestemmia; si va in processione, e subito dopo si riempie la pancia; si pretendono i sacramenti, e ciò che conta è il vestito di cerimonia con tutti gli annessi e i connessi. Se il prete parla di certe cose che toccano la realtà, è tacciato di fare politica; se apre gli occhi alla gente, è estremista; se contesta la Chiesa per le sue chiusure all’Umanità, è disobbediente e pericoloso.
Non c’è solo la mafia in senso stretto; c’è quel movimentismo settario che produce sudditanza tra i sempliciotti e i pirla che vi aderiscono, anche in buona fede, ma che soprattutto distoglie dalla Fede in quel Dio che non sopporta alcuna forma di leaderismo o di gruppo a cerchio chiuso, dove legge è la volontà del capo, dove obbedienza è la virtù corporativistica, dove ci si inchina ai padri-padroni fondatori, santificati per giustificare il frutto del loro seme “geniale”.

don Giorgio De Capitani