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Sagra del Mega-porco
Di Antonio Mellone (del 01/10/2013 @ 07:23:29, in NohaBlog, linkato 4215 volte)

Nel consesso teatral-consiliare del funesto 25 settembre scorso il “moderato” Montagna ha assunto il ruolo di capocomico. Ha parlato poco, è vero, ma in poche parole è riuscito a concentrare un incredibile numero di cazzate. Probabilmente senza rendersene conto. Tipo che per poter decidere sul “pubblico interesse” (forse s’è confuso con servizio pubblico, dove per servizio stavolta bisognerebbe intendere “un mazzo tanto così”) ha - testuali parole - “richiesto alla Pantacom uno studio socio-economico sulle ricadute” (e ridaje) del mega-porco.  

Poveruomo, cosa s’aspettava? Che la Pantacom gli confezionasse un cosiddetto studio in cui evidenziava che il suo stesso progetto fosse una cosa ignobile? Ma davvero questi vogliono ancora farci credere a cappuccetto rosso, alla befana ed alle altre favole? Sbaglio o uno studio dovrebbe essere predisposto da un soggetto terzo, chiamiamolo pure indipendente, e mai dal diretto interessato, per ovvie considerazioni che capirebbe pure un bambino alla prima elementare? Ma crede, questo sindaco, che tutti ma proprio tutti i suoi sudditi abbiano l’anello al naso o peggio stiano ancora aggrappati sui rami degli alberi nell’attesa dell’evoluzionismo darwiniano?
Molti dicono che il sindaco sia una brava persona in quanto “moderato”. Mi chiedo come si faccia a definire moderato uno che non muove un muscolo della propria faccia quando si vede cementificare 26 ettari di fertilissima campagna sotto il naso per creare l’n-esimo scempio commerciale salentino (“sennò poi lo spostano 10 chilometri più in là, in un altro comune” - figuriamoci), anzi essendone quasi il notaio rogante o il guardasigilli, ne concede addirittura l’imprimatur. Povero sindaco, anzi poveri noi. Temo che Montagna passerà alla storia come il sindaco del mega-porco o, il che è lo stesso, come il primo cittadino del “sacco di Galatina”. L’archivio, cari signori, non perdona.
*
Ma il suo capolavoro, chiamiamolo pure lo show sindacale per eccellenza nel corso di quel pomeriggio in cui il livello del dibattito non è riuscito a raggiungere nemmeno la soglia dell’asilo Mariuccia è stata la Pantomima delle sue dimissioni. Ma a chi voleva darla da bere? Si vedeva ad occhio nudo che non credeva manco lui al suo pantomatico auto-esonero. Però una cosa gli va riconosciuta: è un bravo attore. Pensate che mentre pronunciava queste frasi di circostanza è riuscito a trattenersi, addirittura a rimanere serio e imperturbabile: un altro sarebbe scoppiato dal ridere in faccia a tutti nel proferire quelle solennissime minchiate. Tanto di cappello, dunque, al mio sindaco per la sua ars oratoria.
 
Per fortuna, ragazzi, che il ridicolo non ha mai ucciso nessuno, sennò a Galatina e dintorni farebbe una strage.
Antonio Mellone
 

Commenti

  1. # 1 Di  Luca (inviato il 13/10/2013 @ 01:10:22)

    Nessuno mette in dubbio quelli che possono essere i pro e i contro di un simile progetto,però non scriviamo articoli inventando a tutti i costi notizie per valorizzare la propria tesi...26 ettari di terreno fertilissimo? ho 30 anni e da quando ne avevo 5 passo spesso da quella zona avendo 3 ettari di terreno nelle vicinanze (che nn darò a nessuna ditta mai e poi mai,guai a toccare i miei alberi!)...ricordo solo terreno incolto e sempre tale è rimasto perchè quello è un punto dove anche con poca pioggia si allaga tutto quanto, è impensabile coltivare una qualsiasi forma di vegetazione...e comunque non ricordo una simile protesta nella costruzione dei centri commerciali che sono nati come funghi negli ultimi 10 anni a galatina distruggendo molto più terreno...

  1. # 2 Di  Antonio Mellone (inviato il 13/10/2013 @ 11:42:01)

    1) Fertilità è in generale la capacità di riproduzione degli organismi viventi. Il terreno in contrada Cascioni non è un deserto (posto che anche nei deserti esistano forme di vita), ma un terreno fertilissimo, pieno di vegetazione. Anche più o meno spontanea. La dimostrazione del fatto sono i tuoi alberi (e 'guai a toccarli' come giustamente affermi).
    2) il tema degli allagamenti della zona è un ulteriore elemento che dovrebbe far riflettere soprattutto gli amministratori sulla cementificazione dell'area (onde evitare disastri, connesse lacrime di coccodrillo e topiche richieste di stato di calamità naturali. Le vere calamità a volte sono proprio certi squallidi politicanti).
    3) il fatto che in passato non si sia protestato per la costruzione di analoghi scempi commerciali qui od altrove non implica che non si debba cominciare a farlo ora. Non è mai troppo tardi. Ed in questo caso, mai troppo presto.

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